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Saraswati e il suono interiore.


La dea del suono interiore, che ci aiuta a autorealizzarci
Thanka della dea Saraswati nella tradizione tibetana

Saraswati e il suono interiore.


Saraswati la dea indipendente, è una dea in comune tra la tradizione hinduista indiana e buddhista tibetana. Saraswati è associata alla vibrazione primordiale. Di fatto in genere si trovano le dee sempre associate al consorte maschile, ma in questo caso Saraswati è una dea totalmente autonoma.

La rappresentazione grafica della dea è molto chiara per comprendere l’insegnamento che ci vuole passare. Viene raffigurata seduta a gambe incrociate e con uno strumento musicale. Quindi in una posizione comoda, ma umile e suona il suo strumento in beatitudine.

Ognuno di noi ha il proprio suono interiore, solo che a volte lo sopprimiamo, oppure non gli diamo voce semplicemente per il fatto che non lo conosciamo o non lo abbiamo mai veramente ascoltato. In una vita moderna come la nostra dove bisogna sempre fare, essere produttivi e non perdere tempo, non ci siamo mai concessi l’ascolto del nostro suono interiore. Conoscere e ascoltare il nostro suono interiore è qualcosa di fondamentale importanza, solo conoscendolo possiamo risuonare con il mondo in modo armonioso. Senza questa conoscenza vivremo una vita disarmonica, in dissonanza con chi realmente siamo.

Saraswati ci aiuta in questo, a metterci in risonanza con noi stessi. Un maestro indiano in un insegnamento proprio su Saraswati, mi ha detto  che quando questa energia è risvegliata, si può parlare direttamente dal cuore. Questo mi è sembrato molto coerente, effettivamente solo facendo parlare il cuore possiamo realmente vivere una vita spontanea, genuina e felice.

Chiaramente la rappresentazione di questa energia e di questo stato di coscienza non poteva che essere rappresentata come una dea femminile, in quanto solo le caratteristiche insite nel femmineo ci permettono una totale resa e fiducia al nostro vero sé e l’abbandono dal nostro ego. Un dio maschile, un energia maschile andrebbe a etichettare, giudicare, discernere, mettere un nome, controllare, qualcosa che non può per natura essere controllato, sarebbe come catturare un pesce con le mani, che si dimena per la sua libertà. Purtroppo abbiamo messo in gabbia o a volte addirittura ucciso la nostra natura più vera, ma non dobbiamo preoccuparci perché con la volontà e la determinazione verso una pratica sincera possiamo ripristinarla, farla crescere e darle nuova vita.

Per comprendere l’importanza di avere un suono e vibrare in modo autentico e spontaneo, possiamo semplicemente pensare a quando non ci concediamo sincerità e spontaneità. Di certo non ci sentiamo felici e liberi. Non c’é niente da perdere al concedersi di risuonare in modo coerente con il nostro sé più profondo, anzi si guadagna una vera gioia. Non una gioia costruita o effimera, ma reale perché frutto della nostra parte migliore. Quando si conoscono le proprie corde più profonde non si può più mentire, soprattutto a se stessi, e questo è chiaramente un’altissima fonte di libertà.


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